VILLA COMUNALE
Situato in zona urbana, a ridosso del centro storico, il giardino pubblico di Lecce è compreso tra viale XXV Luglio, via Achille Costa, via San Francesco d’Assisi e via Giuseppe Garibaldi. Gli ingressi sono quattro, uno per ogni via perimetrale, tutti provvisti di cancello in ferro e tutti agibili; l’ingresso principale si apre su viale XXV Luglio. Interamente recintata, la Villa è accessibile negli orari di apertura al pubblico. Si estende su circa 34.000 mq di suolo di forma geometrica piuttosto regolare, pianeggiante, con un lieve aumento di quota sul lato settentrionale. Di proprietà del Comune di Lecce, è protetta da vincolo con Dichiarazione Ministeriale del 25 settembre 1923.
Tra il 1817 e il 1818 l’Intendente di Terra d’Otranto, marchese Giuseppe Ceva Grimaldi, si fa promotore presso il Decurionato di Lecce di una serie di interventi urbanistici per la sistemazione dell’area suburbana immediatamente a ridosso delle mura. È del 1818 un progetto per la realizzazione di viali alberati e di un giardino pubblico, elaborato dall’ingegnere comunale Bernardino Bernardini e dal naturalista Gaetano Stella, che verrà approvato l’anno successivo dal Consiglio d’Intendenza. Per realizzare il giardino e un vivaio d’alberi si sceglie una vasta area antistante il palazzo dell’Intendenza, che il Decurionato aveva deciso di rendere “amena”.
Per la realizzazione dell’opera, nel 1830 viene messa a bilancio la somma di 6.454,26 ducati; il progetto è dell’ingegnere Luigi Pino, che disegna uno spazio di forma poligonale “dagli angoli smussati per favorire il passeggio”, con una recinzione costituita da una balaustra (originariamente in legno dipinto) alternata a tronchi di colonne in pietra. Gaetano Stella, già direttore dell’Orto Botanico e primo direttore della “pubblica Villa di Lecce innanzi la Casa dell’Intendenza”, provvede al colmamento e spianamento dell’area e acquista i primi alberi da frutto, da ornamento e piante di rose.
Dal 1883 la Villa comunale è intitolata a Giuseppe Garibaldi; in precedenza, era comunemente denominata Villa della Lupa, per la presenza – in prossimità dell’ingresso principale – di una gabbia con alcuni esemplari di lupo (simbolo della città di Lecce, chiamata Lupiae dai Romani).
La Villa è attualmente strutturata come giardino all’italiana, con un ampio spiazzo centrale di forma circolare e aiuole geometriche delimitate da bassi cordoli in cemento e, in alcuni casi, da siepi. Tuttavia, tale impianto è il risultato di diverse ristrutturazioni che si sono succedute nel tempo.
Nasce come crux viarum: lo spazio è attraversato e ripartito in quattro settori da due grandi assi viari extraurbani, che si allargano – all’incrocio – in una piazza circolare. L’impianto originario è di gusto paesaggista, con sentieri irregolari e piantumazioni diverse nelle stesse aiuole (1). «La zona nord-orientale, “portata all’inglese”, si sottrae alla regolarità dell’impianto generale pianeggiante, con boschetti di pini su collinette in pietrame e terra di riporto: affacciate a mo’ di belvedere su un modesto rialzo […]» (2). Secondo le indicazioni di Gaetano Stella «[…] il Giardino Pubblico è provvisto di vivai di alberi ‘indigeni ed esotici’ e su ogni pianta è apposta una targhetta con il nome scientifico. L’ingresso principale del giardino verso l’Intendenza è bordato da due simmetrici ‘parterres d’ornamento’ affiancati da altrettanti sedili circolari in pietra intorno ai primi due alberi; al centro della villa l’incrocio dei viali è una piazza circolare, bordata da un anello di robinie, con sedute alternate a vasi su tronchi di colonne. Le aiuole sono in massima parte dotate di tappeto erboso ‘formato da lietto, lippio repens, ecc.’ e contengono ‘piante in fiore, che dovranno variare secondo le stagioni’»(3).
Nel 1883 il nuovo direttore del giardino Cosimo De Giorgi opera una ristrutturazione dell’area, con impianto di viali e aiuole regolari, bonifica della zona boschiva della parte nord-orientale (il c.d. Bosco) e rinnovo di piantumazioni arboree e di fiori.
Nonostante il giardino fosse stato dichiarato nel 1923 di “notevole interesse pubblico” (Dichiarazione Ministeriale del 25 settembre 1923), negli anni successivi vengono spianate le collinette del Bosco. Negli anni Trenta, il giardino, concesso in gestione all’Opera Nazionale Balilla, è interessato da lavori che regolarizzano ulteriormente l’impianto sulla base di un tracciato ortogonale, cancellando definitivamente quello originario (4).
Nel 1941, su ordine di Mussolini, «[…] circa i due terzi della superficie sono coltivati a ortaggi, orzo e legumi, recintando con filo spinato le ormai scomparse aiuole fiorite e i parterres dai vivaci colori» (5).
Nel corso del tempo, il grande giardino pubblico si è arricchito di numerosi elementi architettonici e decorativi. Nel 1840, l’architetto Benedetto Torsello progetta un elegante padiglione neoclassico detto La Flora (dal nome dell’antistante piccolo giardino prospiciente il palazzo dell’Intendenza, progettato e realizzato dall’ingegnere Vincenzo Fergola nel 1831-32), destinato ad abitazione per il custode. Il padiglione, situato nel settore Nord-Ovest della Villa, subisce interventi nel corso dell’800 e viene ristrutturato dall’ingegnere Achille Rossi nel 1891.
Nel 1859, vicino al padiglione viene realizzata una fontana a vasca circolare monolitica, che negli anni ’60 ospitava alcuni cigni. Una ristrutturazione del 2000 trasforma la vasca originaria in una fontana monumentale che si “innesta” in una preesistente struttura architettonica in stile neoclassico, dividendola in due strutture distinte. La prima struttura chiude come una quinta la porzione di fontana a pianta rettangolare, attraversata da un ponticello; la seconda struttura separa questa prima vasca rettangolare da una seconda a pianta mistilinea. Entrambe le vasche sono delimitate da una ringhiera in ferro.
Dopo il 1860 la Villa viene dotata di nuove strutture: nel 1868 presso l’ingresso è sistemato un casotto per il ricovero del custode e sono introdotte nuove piante da fiore; nel 1871 si inaugura un padiglione prospiciente lo spiazzo centrale, adibito a caffè; si introducono lanterne a gas per l’illuminazione serale. Nel 1873 si collocano due leoni in terracotta a grandezza naturale, su basamenti in pietra leccese, scolpiti da Luigi Morrone.
Tra il 1886 e il 1889 trovano posto nel giardino dodici busti in marmo e pietra, raffiguranti illustri personaggi salentini (a parte il busto raffigurante Garibaldi), dieci dei quali opera dello scultore Eugenio Maccagnani, gli ultimi due di Giuseppe Mangionello; inizialmente disposti sul perimetro dello spiazzo circolare al centro, saranno poi spostati in altri punti della Villa. Nei decenni seguenti si aggiungeranno altri busti, fino a raggiungere l’attuale numero di ventidue.
Nel 1888 viene realizzata una serra in muratura non più esistente (in prossimità dell’attuale ludoteca), su progetto dell’ingegnere Enrico De Cataldis (6).
«Nel 1929 è impiantata un’arena per spettacoli cinematografici presso il ribattezzato Caffè Balilla; nel piazzale centrale è realizzata nel 1930 una fontana circolare in cemento e càrparo, su disegno dell’ingegnere Oronzo Pellegrino e con opere dello scultore Raffaele Giurgola, poi sostituita, negli anni Cinquanta, da un tempietto circolare proveniente dal giardino delle suore Marcelline» (7). L’edificio in stile neoclassico, tuttora esistente, è sopraelevato di tre gradini e individuato da otto colonne con capitelli corinzi; le colonne sorreggono un notevole architrave riccamente decorato, con elaborata modanatura dentellata, sovrastato da una cupoletta maiolicata di colore verde, in cima alla quale è posta una croce in ferro.
In epoca recente, sono state realizzate due aree giochi: una più grande in prossimità della fontana, pavimentata con tappeto antitrauma, ed una più piccola, in prossimità del bar, a ghiaia; inoltre, nel giardino è presente una ludoteca, realizzata nei locali in passato adibiti a stalla per i pony.
La vegetazione all’interno della Villa è rigogliosa e ricca di alberi secolari. Tra le specie arboree presenti vi sono: pino, palma, pioppo, salice, mimosa, araucaria, acacia, robinia, albero di Giuda, cipresso, cedro, eucalipto e un esemplare di Firmiana simplex. Tra le specie arbustive: agave, yucca, Phytolacca dioica. Molto presente il prato nelle aiuole.
La recinzione del giardino è costituita da un parapetto in muratura, sovrastato da ringhiera in ferro.
Il giardino si presenta in buono stato di conservazione.